MITOLOGIE FEMMINILI CONTEMPORANEE/Voci d`artista
Dal 07/03/2010 al 24/03/2010.
La Primo PianoLivinGallery propone per la sua 6° edizione, un viaggio nel tempo e nel mito, quello della Dea Madre o Grande Madre. Colei che rappresenta entrambi gli aspetti del mondo: il positivo e il negativo, il giorno e la notte, la terra e il mare, la creazione e la distruzione, la morte e la rinascita. Donna o dea, rappresentante la magica autorità del femminile, della saggezza, dell’elevatezza spirituale, dalla duplice natura di madre amorosa, protettiva e tollerante o quella terribile e vendicativa. Il mondo è nato con l’archetipo e il mito, esso è presente nella psiche umana individuale e collettiva.
Dall’Europa all’America, un nutrito gruppo di artiste, presentano opere originali che dal passato e dal mito, si incamminano verso la contemporaneità, alla ricerca del mistero del femminile, del Berkana o Anima Mundi. In sottofondo la voce di una delle artiste più importanti del XXI secolo: Louise Bourgeois, francese, presente con “ Il mormorio dell’acqua che canta” una nenia cantata dall’artista come inno alla madre terra.
Molte artiste contemporanee re-inventano nel loro lavoro immagini di dee che riflettono il potere femminile in forme capaci di parlare alle donne di oggi circa i loro legami con la terra e con l’eterno, sottolineando e facendo emergere il senso della forza femminile, una forza che non evoca la virilità, l’invasione o la conquista, ma che esalta quei valori ‘femminili’ del concepimento e della creazione.
Quando è morto il culto della dea madre i suoi simboli si sono riversati negli archetipi dei nostri sogni e hanno fornito motivi di grande suggestione all’arte di tutti i tempi, e nello specifico di questa mostra il mito viene rievocato nelle sculture di Fidelma Massey dove appaiono numerosi simboli quali l’uovo, la spirale, il labirinto, il corno, il cerchio, la luna, il serpente e tutta la simbologia animale. Figure misteriose che svelano un ambigua identità dalla doppia natura tra essere umano e animale nelle opere fotografiche “Ritratti doppi” di Silvia De Gennaro.
Usano la simbologia alchemica e l’archetipo della dea, in modo particolare Roberta Basile, con “L’Arpa” formata con il n.8 simbolo dell’infinito e con l’opera “Dieci Mondi” che ricorda le immagini dell’iconografia popolare orientale. Mentre la francese Beatrice Burel,sprigiona sangue e vento nelle sue opere pulsantisulla creazione e distruzione.
Più analitica e matematica la ricerca dell’austriaca Irma Hinghofer-Szalkay dove lo specchio rotto simboleggia metaforicamente la rottura con il passato. Più contemporanea la ricerca della spagnola Lydia Hoffnungsthal che si riversa nel mito anni’ 70 e ‘80 di personaggi-icone del glamour e dello spettacolo, le “divine” dei nostri tempi con tutta l’energia e il colore della forza femminile.
Dagli anni ’70 in poi il simbolismo legato al culto matriarcale si è depositato nell’immaginario delle artiste che hanno continuato ad indagare il perpetuarsi della forza primordiale della natura femminile pronta a riscattarsi con coraggio come nei video di “Inside Out” e “I wait for” di Federica Barcellona, in un viaggio interiore e senza meta di una donna pronta a superare le barriere, con la tempra coraggiosa di una guerriera, temeraria a sfidare l’ignoto, in una sorta di fiaba senza tempo, sospesa tra il qui e il dove.
Eva o Lilith nell’immaginario della canadese Danielle Julien, nelle cui opere traspare un senso di abbandono, la luce e alcuni simboli astratti rompono l’equilibrio tra cosciente e incosciente. Il suo lavoro parte dalla complessità e dall’animalità dell’essere umano, raccontandone le tracce e la sua storia. Esistenzialità ed emozione nelle opere dell’inglese Helen Tranckle, mentre più narrativa la tedesca Tatjiana Mihailova.
Sui ricami e le frivolezze femminili la coreana Joo Yeon Judy Jang, americana di adozione. Donna, angelo o Dea nelle opera “Divinity” della croata Jasnica Matic. La storia di una giovane donna nelle splendide sculture della francese Muriel Dumoulin. Il mito e la simbologia sono racchiusi dentro ognuno di noi, gli archetipi sono immagini che ci appartengono dice Marilena Vita che incarna la maschera che la rappresenta come una dea e nello specchio, riflette il potere femminile capace di parlare alle donne contemporanee sottolineando colei che rappresenta il bene e il male. Dea, Madre, Terra, Venere, nell’installazione di Enza Santoro, che ci invita a riflettere, a conoscersi, e forse ad amarsi.
Donna sensibile alle dinamiche dell’ambiente Pam Longobardi, che rappresenta un magico specchio di Saffo fatto di rifiuti che il mare porta con sé nelle sue vertiginose maree. Il suo ultimo lavoro, edito sul catalogo di Charta Edizioni dal titolo “Driftres”, parte dal Pacific Trash Vortex, la famosa discarica galleggiante che se ne va in giro per gli oceani.
L’artista, con pazienza certosina, ha recuperato materiali vari (ruote,scarpe, buste, giocattoli, relitti, oggetti del passato, etc) e li ha assemblati, uno accanto all’altro, simulando una nuova sorta di spazio architettonico, in grado di promuovere un’armonia nuova tra l’uomo e la natura. Tra richiami ambientalisti e studio delle scienze naturali, Pam, ci invita a riflettere e considerare quanto la civiltà contemporanea dei consumi, delle mode, delle new economy, della globalizzazione sia diventata la mitografia del futuro, quanto i nostri miti siano svuotati dal senso spirituale che un tempo gli uomini davano alle cose.